sabato 14 novembre 2015

#iononhopaura #nonvincerannoloro #parigi

giovedì 5 novembre 2015

Non potrei mai fare il topo d'appartamento - 3

[la parte 1 la trovate qui]

[la parte 2 la trovate qui]

Ore 01.24: da più di un'ora Ale ed io stiamo cercando d'introdurlo in casa sua passando dal balcone del primo piano.

Perché (versione breve): era rimasto chiuso fuori casa.

Perché (versione lunga): andatevi a leggere la parte 1



Ore 01.25: ottavo tentativo

Constatato il ripetuto fallimento della strategia "ti faccio scaletta", Ale propone un'alternativa: "prendo la rincorsa, salto, faccio presa sul muro e arrivo alla ringhiera"

Sono scettico, ma lasciarlo fare non mi costa nulla.

In fondo Bruce Lee ce l'avrebbe fatta.



Ma Ale non è Bruce Lee.


Ottavo tentativo: fallito.



Ore 01.33: nono tentativo.

Riavutosi dalla ravvicinata conoscenza del muro, Ale rivede le sue posizioni e torniamo al piano "A".




















































SAN GENNARO HA FATTO LA GRAZIA!
Ale è riuscito ad afferrare il bordo del balcone senza ferirsi in modo grave, non è ancora saldo, ma dimena le gambe in cerca di un appoggio: con sprezzo del pericolo, mi affretto a spingerlo rischiando di prendermi una scarpata in faccia e, finalmente, il balcone è espugnato.




Anni dopo avrei giocato considerando le mosse di Altaïr come bazzecole.

"Ce l'abbiamo fatta, grazie, ci sentiamo domani." mi accomiatò Ale sporgendosi dalla balaustra; io risposi al saluto con un cortese 'fanculo, mi scrollai un ipotetico sporco dai pantaloni...

...e lo vidi.


Era lì, per terra, vicino ai miei piedi, che cercava di mimetizzarsi tra le ombre grazie al suo colore nero, ma un luccichio sporadico lo tradì, forse il riflesso di un lampione, forse della luna che fece capolino da dietro una nuvola.


















Il telefono di Ale.





Che, prudentemente, l'aveva sfilato ed appoggiato per terra, onde evitare di romperlo con una caduta più maldestra delle altre (che poi lo avesse appoggiato più o meno dove era atterrato le precedenti 5 o 6 volte è un dettaglio; che in quelle 5 o 6 volte sia riuscito, inconsapevolmente, ad evitare di calpestarlo, invece, rientra in quei casi in cui la statistica si arrende al fato).


Di anni ne sono passati già un po' e chi non ha vissuto quella stagione non può capire esattamente di cosa stia parlando; il cellulare in questione era, più o meno, come questo qui:


vestigia di un tempo in cui i cellulari avevano l'antenna, i tasti, lo schermo
in bianco&nero ed i più evoluti addirittura lo Snake

Come se non bastasse, era pure avvolto in un preservativo di similpelle nera con tanto di plastica su tastiera e schermo.

E quest'oggetto di avanzata (allora) tecnologia in abito fetish aveva un problema: era lì, mentre il suo proprietario era a circa 3 metri sopra il prato.

Masticai un'imprecazione.

"Eh, lanciamelo" propose Ale.



Ore 01.41: primo tentativo telefonico

Timoroso di provocare un irreparabile danno a tanto prezioso e delicato strumento, tentai un lancio morbido verso l'alto: l'obiettivo non era farlo arrivare a destinazione, ma essere in grado di riprenderlo se non ci fosse arrivato.

Ovviamente il tiro fu moscio, di un buon metro al di sotto delle aspettative.

Per non farsi mancare nulla, ovviamente non sono riuscito a prendere al volo il telefono che è finito per terra

Primo tentativo telefonico: fallito.



Ore 01.58: secondo tentativo telefonico

Tiro insufficiente, mancato recupero, telefono per terra.

Secondo tentativo telefonico: fallito.



Segue il terzo: la cosa comincia a farsi noiosa.



Ore 02.08: quarto tentativo telefonico

Nonostante tutto i primi tiri non sono stati sprecati: mi son serviti per calibrare la forza da dare e, finalmente, riesco a spingere quel maledetto coso fino alla quota giusta ed Ale riesce pure ad afferrarlo!









O quasi.


Probabilmente avete perso di vista tre fattori, da soli insignificanti, ma che combinati producono effetti disastrosi:

  • aveva piovuto
  • il telefono aveva una custodia in similpelle
  • il telefono era finito ripetutamente per terra

Risultato, quel cazzo di telefono era diventato scivoloso come un'anguilla: Ale era sì riuscito ad afferrarlo, ma quello, infido, era sgusciato dalla sua presa, non una ma tre volte; di fatto Ale aveva inseguito lo sfuggente aggeggio per aria prima che finisse definitivamente fuori dalla sua portata.



Quarto tentativo telefonico: fallito.




Ore 02.14: urge un cambio di strategia.


In modo del tutto inspiegabile partorisco l'idea: "Ale, vai in cucina e recupera dello spago: ne fai calare un capo, lego il telefono e tiri su"

Incredibile come basti passare un paio d'ore a fare cose stupide per avere un'idea decente, vero?

Comunque, Ale esegue e subito si ripresenta sul balcone: "Dello, vuoi ridere?"


Ovviamente no, non volevo ridere.

A quel punto non volevo nemmeno trovarmi lì.

Non avrei neanche voluto uscire di casa, né aver avuto la stupida idea di chiamarlo per chiedergli cosa avrebbe fatto la sera.

Ma, in fondo, mi ero arreso al destino.

"Che è successo?"

































"è andata via la corrente..."



non c'è niente che potessi rispondere, a quel punto


Mi spiegò dove fossero i contatori e quale fosse il suo da riattaccare: chiaramente me lo dimenticai non appena ebbi trovato il locale contatori, quindi manovrai a cazzo gl'interruttori, togliendo e ridando corrente a degli appartamenti a caso nella speranza che tra questi ci fosse anche il suo.


Tornai al posto di combattimento: un confortante alone luminoso proveniva dal balcone, missione compiuta.



"Hai trovato quel maledetto spago?"









































"Eh, c'è un problema..."



(certe emozioni si possono esprimere solo con le immagini)

"...lo spago è un po' corto"

Dove "corto" significa un metro scarso; dall'alto verso il basso, la catena era la seguente:

  • Ale piegato a portafoglio sulla ringhiera, con il baricentro in pericolosa oscillazione tra dentro e fuori, con conseguente rischio di caduta
  • braccio destro di ale, allungato come manco fosse Reed Richards, alla cui estremità si trova...
  • ... il primo capo dello spago, tenuto dallo stesso Ale tra l'indice ed il pollice
  • il metro scarso di spago
  • io, con le braccia protese verso l'alto ed in punta di piedi che cerco di annodare il telefono facendo il più possibile economia di centimetri, dato che non ce n'era da scialaquare in nodi elaborati


In qualche modo funzionò.

"Oh, finalmente ce l'abbiamo fatta!"

"Ale: vaffanculo..."

"Vabbè, comunque grazie..."

"Vaffanculo"

"Ci sentiamo per domani?"

"Vaffanculo"

"Uhm... ok... buonanotte..."








"Ale?"

"Che c'è?"

















"Vaffanculo"