venerdì 18 dicembre 2015

3° episodio - Non si finisce mai d'imparare

[qui il 1° episodio]

[qui il 2° episodio]

 
La nuova recluta della Squadra 42 era un po' intimidita dal Sergente Maggiore, il più alto in grado durante le operazioni sul campo.
Per quanto potesse esserlo un militare con il suo addestramento.
Ma quella era la Squadra 42 e non un semplice corpo scelto...




Il giovane membro della Squadra  42, ormai non più solo una nuova recluta, guardava con soddisfazione il Sergente Maggiore, mentre brindavano insieme agli altri membri del team operativo: dopo le ultime missioni gli avevano conferito il titolo non ufficiale di "veterano", un soldato semplice come gli altri, ma a tutti gli effetti uno di loro...




Il Sergente Maggiore guardava con attenzione il Tattico mentre spiegava i passi della prossima operazione: era il Sergente Maggiore di cui aveva preso il posto, il primo Sergente Maggiore ad essere promosso a Tattico, col grado di tenente, da che esisteva la Squadra 42...




Il nuovo Tattico della Squadra 42 guardava con riconoscenza il Capitano mentre gli sfilava le insegne da Sergente Maggiore e gli appuntava quelle nuove da Tenente: da parte del Capitano era un modo per indicare chi, secondo lui, avrebbe potuto prendere il suo posto, ovvero il secondo Sergente Maggiore ad essere promosso Tattico...




Il Capitano della Squadra 42 pensava con ammirazione al Mentore della Squadra: era stato il suo maestro, ne aveva seguito gli stessi passi fin lì, era stato ed era ancora l'uomo giusto per motivare rappresentare ogni singolo membro, dalla nuova recluta al Capitano.
A maggior ragione oggi, che il suo ruolo di Mentore è, di fatto, l'anello di collegamento tra la Squadra e l'Istituzione...




Il Capitano arrivò con ampio anticipo al luogo dell'appuntamento, un bar ad un incrocio, per studiare il teatro dell'azione: "chi conosce e sfrutta il terreno di battaglia, sta combattendo con due eserciti" era una delle frasi che il Mentore ripeteva spesso, fin da quando era il Sergente Maggiore, e di cui l'attuale Capitano aveva fatto tesoro.
C'era una sfida tra loro: cercare di cogliere di sorpresa l'altro, di rado il Capitano era riuscito a vincere.
Un altro mantra del Mentore invitava a procedere in modo logico, esaminando una possibilità alla volta ed eliminare via via le possibilità sbagliate, con ordine e rigore, senza cedere a decisioni affrettate e non ponderate.

"Una buona pianificazione è metà battaglia"

Il bar ad un incrocio, nessuna fermata della metropolitana, scarse possibilità di parcheggio: quattro possibili vie di accesso, necessariamente a piedi perché arrivare in auto sarebbe stato scomodo, in moto addirittura contro producente perché troppo appariscente.

"Sei tu che devi vedere il nemico per primo, non il contrario".

Prima opzione, la più semplice: entrare e sedersi, cercando di mimetizzarsi tra gli altri clienti.
Bocciata: era talmente banale che non valeva nemmeno la pena di prenderla in considerazione, senza contare che si sarebbe trovato in una posizione potenzialmente scoperta e poco difendibile.

Seconda opzione: attendere l'arrivo del Mentore da una posizione che gli consentisse di vedere senza essere visto, come la vetrina di un negozio.
Bocciata: nessuno dei negozi offrive un'adeguata visuale del luogo dell'appuntamento, al massimo si affacciavano su una o due delle vie di accesso, ma non poteva escluderne nessuna delle quattro.

Terza opzione: come la seconda, ma dall'alto; "trova una posizione elevata e difendila", un'altra delle massime del Mentore, presa di peso da quasi tutti i manuali di strategia militare.
Non c'era il tempo di organizzare un appostamento prendendo in affitto qualche appartamento sotto falso nome, si sarebbe dovuto accontentare di un terrazzo in copertura; il solo possibile candidato era l'edifcio all'angolo sud-ovest: terrazzo tecnico con vista sull'incrocio, scarsa copertura di una degli accessi, ma nel complesso sufficente, dalle foto satellitari si riuscivano a vedere delle macchine per l'aria condizionata, quindi doveva esserci un accesso relativamente facile.
Infiltrarsi non sarebbe stato un problema, nonostante il portiere all'ingresso: accanto al portone delle targhe di uffici davano bella mostra di sé, quindi nessuno avrebbe fatto più di tanto caso ad una persona in più.
Entrò e come previsto nessuno gli badò.
Prese uno dei due ascensori, otto piani, lui andò al sesto e salì i rimanenti a piedi; non incrociò nessuno e non ne fu sorpreso: in edifici oltre il terzo piano, quasi tutti si muovono solo in ascensore, pochissimi a piedi, anche per scendere.
"La gente normale è pigra, per nostra fortuna: noi non siamo gente normale" e, di nuovo, il Mentore non sbagliava.
Identificò la porta del terrazzo: era chiusa a chiave, ma una comune serratura non sarebbe stata certo un ostacolo.
Guadagnato l'accesso, si diresse verso quello che aveva già scelto come punto d'osservazione: una sola occhiata e decise subito di scendere.

Si sedette al tavolino già occupato dal Mentore, poggiando una busta: da dentro spuntava un semplice foglio bianco con la scritta "Ti sto aspettando, quarto tavolino sulla destra, in fondo".
La calligrafia era quella del Mentore.
"Come ha fatto?"
Il vecchio mentore si concesse un raro sorriso soddisfatto, "Non è ovvio? Rifletti."
"Non così ovvio: sicuramente conosceva già il posto..."
"Chi sceglie il terreno, è già in vantaggio e questo posto l'ho scelto io"
"...e la scelta di quel terrazzo era pressoché obbligata..."
"Illudere il tuo avversario di avere il controllo è il miglior controllo che puoi avere su di lui."
"...ma non mi spiego i tempi: ha finito di piovere poco fa, eppure la busta è asciutta, segno che non può averla lasciata lì molto tempo fa."
"Ti stavo aspettando sul terrazzo, è ovvio: come ti ho individuato e ti ho visto dirigerti verso il palazzo, ho lasciato la busta e sono sceso, scommettendo sui tuoi tempi e su come saresti salito."
"Sono stato prudente."
"Tutto esattamente come mi aspettavo che facessi."
"Eppure mi ha individuato lo stesso."
"In questa città solo i turisti guardano in alto, tutti gli altri è già tanto che guardino davanti a loro stessi e non per terra."
"Non mi sono comportato come un turista: i turisti si notano."
"E questo è stato un tuo errore: un turista si distingue, ma viene catalogato dai locali come tale e presto dimenticato; ricordati che la gente normale è pigra, per nostra fortuna..."
"...e noi non siamo gente normale, lo so."
"Tu guardavi per aria, ma non troppo, con discrezione, appunto per non attirare attenzione: non ho fatto altro che applicare il principio di Turing..."
"...sfrondare le soluzioni sbagliate finchè non rimane solo quella giusta."
"Esatto: ho considerato tutti i passanti, eliminando chi non stava cercando una posizione elevata e chi era a tutta evidenza un turista, e sei rimasto tu; a quel punto non ho fatto altro che lasciare la busta e scendere al primo piano con l'ascensore, per tener d'occhio l'ingresso, nel caso qualcosa ti avesse fatto ritardare la salita."
"E nel frattempo io sono salito al sesto piano..."
"...contando di fare gli ultimi due a piedi senza incontrare nessuno: l'avevo immaginato, è quello che avrei fatto anche io, per questo sono sceso direttamente dall'ottavo in ascensore."
"Un'altra vittoria per il Mentore."
"Non ti abbattere, Capitano: partivo in netto vantaggio."
"Questo non è una giustificazione: Se perdi è colpa tua, non dell'avversario, no?"
"Forse quando l'ho detto sono stato troppo severo... e comunque mi risulta che le tue operazioni siano tutte un successo, o sbaglio?"
"Ho un buon tattico, è vero."
"Vuol dire che l'hai selto e preparato bene, non dmenticarlo."
Il Capitano sapeva che quelle erano tutte chiacchere di circostanza, per girare intorno al vero motivo della convocazione: conoscendolo, sapeva che il Mentore ci sarebbe arrivato da solo, senza che lui gli ponesse una domanda diretta.
"Mi ha colpito una delle tue ultime operazioni..."
Ci era arrivato.
"...quella, come la chiamate? Ah, si, quella rieducazione..."
Il Capitano doveva ammettere di essere sorpreso: tra tutte le missioni compiute con successo dal loro ultimo incontro, quella era una delle più semplici e banali.
Solo per un momento si chiese come il Mentore facesse a conoscere i dettagli di una missione appena conclusa, anzi, a sapere con una certa precisione anche quando si sarebbe conclusa: solo per un momento, perché se non sapesse tutto quello che lo itneressava, non sarebbe diventato Mentore.
"Un'operazione di routine: prelevare un soggetto ignaro e poi riportarlo al suo posto prima che qualcuno se ne accorga."
"Infatti non mi ha colpito l'azione, ma il motivo: chi l'ha autorizzata?"
"Sa meglio di me che il mio mandato è sufficentemente ampio da consentirmi una certa libertà di movimento, purché sia efficace e non in contrasto con gli scopi dell'Istituzione."
"E la tua iniziativa è efficace ed in linea con gli scopi dell'Istituzione?"
"L'ultimo soggetto, come gli altri che l'hanno preceduto, erano degli elementi di disturbo, che diffondevano notizie false mettendo inutilmente in allarme la popolazione... si, direi che non ho violato le direttive, no?"
"E continuerai così, colpendone uno per volta? Sono tanti, un numero che non può certo sfuggire all'attenzione dell'Istituzione..."
"Li scegliamo in base a dei criteri: quelli che sembrano avere maggior seguito e diffondono con maggiore insistenza, evitando quelli più famosi per non dare troppo nell'occhio; diciamo che stiamo cercando di minare la piramide agendo sui livelli intermedi."
Il Mentore lo osservò con un leggero sorriso, che poteva significare qualunque cosa.
"Beh, io ho detto quanto dovevo: è ora che entrambi torniamo alle nostre incombenze", detto così, come se fosse cosa da nulla: il Capitano sapeva che le "incombenze" del Mentore andavano ben oltre quelle che lui si poteva permettere anche solo d'immaginare.
Si strinsero la mano, una stretta forte, più di quel che l'aspetto dimesso ed anziano del Mentore avrebbe fatto supporre a chi non lo conosceva: il Capitano non era tra questi e non se ne sorprese.
Il Capitano sapeva anche altro: "tutte le risorse sono sempre più scarse di quel che pensate: mai sprecarle".
Nulla di quel che faceva quell'uomo, prima Sergente Maggiore, poi Tattico, poi Capitano ed ora Mentore, era fatta a caso, tutto era sempre calcolato senza sprecare alcuna risorsa: forza, denaro o tempo che fosse.
La stretta di mano forte era per ribadire che lui c'era ancora, quale fosse il ruolo di entrambi e chi fosse il capo di chi.

Il Capitano lo osservò uscire, ingobbito e dal passo leggermente incerto: se avesse distolto lo sguardo solo per un attimo, poi non sarebbe stato più in grado di distinguerlo da un qualunque altro anziano; il Mentore era diventato "vecchio" in un battito di ciglia: lui ne sarebbe mai stato capace? Avrebbe mai imparato a mimetizzarsi così rapidamente? Sarebbe mai riuscito ad adattarsi ad un ambiente così bene e così velocemente? Avrebbe mai raggiunto il livello del Mentore?

Stupido! -si disse il Capitano- Ti stai concentrando sugli aspetti più evidenti e non sul vero messaggio! "Quasi sempre le informazioni più importanti sono quelle che non vengono dette" era un'altra delle istruzioni del Mentore e si aspettava che il Capitano lo sapesse: "ho detto quanto dovevo", quindi cosa non aveva detto?

Il Capitano rimuginò sulla loro breve conversazione: l'analisi del suo fallito tentativo di appostamento, gli evidenti errori di pianificazione, la sua sottovalutazione della strategia del Mentore; poi, la richiesta d'informazioni sulle sue operazioni di "rieducazione", anzi, meglio sarebbe dire il suo commento...

"E la tua iniziativa è efficace ed in linea con gli scopi dell'Istituzione?"
"E continuerai così, colpendone uno per volta? Sono tanti, un numero che non può certo sfuggire all'attenzione dell'Istituzione..."

Ecco la chiave: stava sbagliando strategia, proprio come aveva sbagliato a sottovalutare la scelta del luogo da parte del Mentore: colpirne uno per volta non era la via giusta, doveva agire in modo diverso.

Mentre ritornava alla base della Squadra, il Capitano stava già definendo i dettagli della prossima operazione...

[continua]

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