venerdì 9 ottobre 2015

Non potrei mai fare il topo d'appartamento - 1

Pomeriggio estivo di qualche anno fa.
"Ohi, Ale, ci sei stasera?"
"Nah, vado ad una festa a casa di M.: è pieno di figa! "



Ora, anche M. è un amico, persona eccezionale e di rara simpatia; però una sola volta mi è capitato di andare ad una festa a casa sua con Ale, festa che doveva essere "piena di figa": alla fine eravamo in 6, tutti uomini e la sola figa era un simulacro vibrante di plastica, goliardico dono di compleanno per il padrone di casa (batterie non incluse).

Va detto anche che le altre volte in cui ho partecipato a feste dietro invito di M., la figa c'era, ma Ale no.



Noto tutto questo, ho augurato buona serata ad Ale con un certo divertito scetticismo, ho sperato per lui di sbagliarmi e in meno di un minuto ho archiviato la questione (cioè me ne sono quasi dimenticato sbattendomene altamente).





Arrivata sera, mi preparo per una tranquilla serata di cazzeggio quando ricevo una telefonata: "oh, Dello, mi passi a prendere?"
Istantaneo rinfresco di memoria: "ma non dovevi andare alla festa di M., che è pieno di figa?"
"Eh, quando arrivi ti spiego..."


E mi ha spiegato che poco prima si era preparato, ben vestito, profumato, carico come una molla era uscito di casa, aveva chiuso la porta di casa, era sceso in garage, aperto il garage, salito in macchina, si era ricordato di non aver preso qualcosa in casa, era sceso dalla macchina, uscito dal garage, chiuso il garage, realizzato che le chiavi di casa erano rimaste in macchina, la quale macchina era ancora dentro al garage, il quale garage era chiuso a chiave.

E le chiavi erano insieme a quelle di casa: dentro la macchina, dentro il garage.



Praticamente le chiavi di Schrödinger: le aveva e contemporaneamente non le aveva.



"Ah, e stasera come fai a tornare a casa?!?"

"Boh, o vado da mia nonna (abita poco distante - ndr), oppure scavalco ed entro dalla finestra che ho lasciato aperta."

"Hai lasciato una finestra aperta?!?"

"Si, quella della cucina, perché? Che c'è?"

Ah, no, niente, se non conti che nell'ultimo mese hanno svaligiato almeno tre o quattro appartamenti in zona, direi che non c'è niente di male a lasciare un appartamento del primo piano incustodito con una finestra spalancata.

Per fortuna riuscii con poco a fargli scegliere l'opzione più sensata.

"E come pensi di rientrare in casa?": scavalcare un balcone del primo piano può essere roba facile per un ladro, ma un po' meno per noi.

"Non c'è problema!"

E mi spiega che in uno sgabuzzino in cantina era conservata una scala da usare per le manutenzioni del condominio: "La prendiamo, la uso per salire e poi tu vai a metterla a posto"

"Col cazzo: sali, io te la passo e domattina la vai a rimettere a posto tu!"

"Eh, ma..."

"O così, o provi a fare l'Uomo Ragno."

"Ok, non c'è problema!"











Sentii un brivido freddo lungo la schiena, ma non capii il perché.



Ore 00.15: il rientro.

Scavalchiamo il cancelletto e ci dirigiamo verso le cantine attraverso i garage: ovviamente la scala non c'era.

"E adesso?"

"Eh, niente: mi fai da scaletta e mi arrampico"

"Sei sicuro?"

"Non c'è problema!"


Altro brivido gelido.



Ore 00.32: primo tentativo.

Scegliamo un punto a caso del balcone, sul lato corto.
Intreccio le mani per fare da scaletta, Ale ci appoggia il piede con decisionSPLACH!
Vi avevo detto che quella sera aveva piovuto e che tutto il giardino era una distesa di fango?

Tutto il giardino, più le scarpe di Ale, più le mie mani.

Istintivamente sciolgo le dita.

Primo tentativo: abortito



Ore 00.48: secondo tentativo.

Intimo ad Ale di pulirsi le scarpe, mentre io rimedio con un fazzoletto e riproviamo.
"Pronto?"
"Sì, uno, due, tre..." e lo spingo verso il cielo stellato.

Sta quasi per afferrare il ciglio del balcone quando noto un particolare inquietante...




[continua]



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